Revisore legale: obbligo o opportunità?
La nomina del revisore legale è obbligatoria qualora un’azienda abbia superato determinate soglie. Questo nuovo adempimento che grava sulle aziende, può essere trasformato in una opportunità di crescita aziendale, come fare?
A seguito delle modifiche apportate dall’articolo 379 del Decreto Legislativo 14/2019 e dall’articolo 2 bis comma 2 del Decreto Legge 32/2019, al Codice Civile art. 2477, si è introdotto l’obbligo di nomina di un Revisore Legale per tutte quelle aziende che superano determinate soglie. Le società coinvolte da tale prescrizione devono rispondere ai requisiti indicati nell’art. 2477 cc comma 2 lettera c.
Quali aziende sono obbligate?
Si è stabilito, in particolare, che la nomina del revisore dei conti è obbligatoria qualora la società, nel corso di due esercizi consecutivi, abbia superato una delle seguenti soglie:
- 20 dipendenti occupati in media;
- 4 milioni di euro di attivo dello stato patrimoniale;
- 4 milioni di euro di ricavi complessivi.
Il revisore legale apre la strada a nuove opportunità
Sebbene debba essere nominato un soggetto terzo rispetto ai membri e consulenti della società, il revisore legale è lontano dall’essere un nemico dal quale guardarsi le spalle.
Questa figura, infatti, al contrario dell’immaginario collettivo va intesa come elemento di supporto societario, dal quale possono nascere interessanti spunti di crescita.
Questa figura di partner esterno:
- svolge un controllo puramente contabile e non legale, organizzativo o amministrativo;
- non è obbligata a prendere parte alle assemblee come previsto dall’art 2405 cc;
- procede a dettagliate verifiche periodiche sul patrimonio e sulla gestione aziendale in autonomia;
- non obbliga l’organo amministrativo a fornire notizie sull’andamento della gestione aziendale ex art. 2381 cc;
- in caso di inerzia dell’organo di amministrazione di fronte alla riduzione del capitale di oltre 1/3 ex art. 2446 cc, non ha alcun obbligo di intervento;
- risponde di responsabilità civile e penale per l’esercizio delle sue funzioni all’interno dell’azienda.
I compiti del revisore legale con il nuovo Codice della Crisi
Alla luce del nuovo Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, D. Lgs. 14/2019, il revisore legale oltre al controllo postumo sul bilancio di esercizio:
- ai sensi dell’art. 14 CCII, ha anche il compito di verificare l’idoneità degli assetti aziendali sulle operazioni di monitoraggio, al fine di rilevare eventuali segni di difficoltà d’impresa e dichiararle all’Organismo di Composizione della Crisi, ricorrendone le condizioni. In altre parole, controlla l’azienda al pari dell’imprenditore per verificare che gli organi di controllo siano in grado di intercettare i primi segnali di crisi, ed attiva le opportune procedure d’allerta se ne ricorrono i presupposti.
- Inoltre, è destinatario delle comunicazioni su eventuali cambiamenti o revoche degli affidamenti bancari.
Il revisore legale e il collegio sindacale: una differenza importante
La differenza tra il controllo preventivo e interno del collegio sindacale e il controllo successivo esterno del revisore legale dei conti appare evidente, sebbene se ne lamenti il contrario. Eppure, a differenza del revisore, il collegio sindacale:
- partecipa attivamente alle assemblee societarie;
- opera un controllo interno preventivo di tipo legale, amministrativo;
- procede a verifiche trimestrali;
- è obbligato a intervenire nei casi di inerzia;
- ha il diritto di ricevere informazioni sull’andamento gestionale.
Una distinzione ben chiara di ruoli, dunque, che nonostante abbia ampliato i poteri del revisore legale è pensata a vantaggio della società.